Infine adesso comprendo il malato
Che in passato ho additato e schernito.
Ora eccomi qua che punto il dito
Contro me stesso: il nuovo malato.
La medesima gabbia c’imprigiona,
Lo stesso meccanismo di difesa
Scatta quando la mente s’è arresa
Di fronte, o dentro al pesce di Giona.
Preghiera e malattia ci esonera
A volte dal tortuoso quotidiano.
Il mare in tempesta, noi un gabbiano
Siamo, che le onde fredde enumera.
Per ogni onda un pensiero angosciante,
Per ogni goccia, preoccupazione.
Tutto ciò: un’infinita addizione
Che tramuta in ore un breve istante.
Attendiamo la fine del supplizio,
Il termine dell’avvilente viaggio.
Della spiaggia contempliamo il miraggio
Furtivi sognando: un nuovo inizio.
November 2017