Chissà quante acque sono passate sotto il ponte
Che mi si erge davanti e mi sgretola la fronte.
Per una vita intera ho cercato di passarlo:
Fallendo e perseverando, ho cominciato ad amarlo.
Troppe volte ho pianto e la fronte ho corrugato,
E grazie alla sciagura della vita ho imparato:
Certi sentimenti infami s’attaccano come scabbia;
E alla fine si impara ad amare anche la gabbia.
Sono io, qui eretto, il dottore della peste
E non ho alcuno scopo e non ho alcuna veste.
Mi presento al mondo nudo, copro soltanto il volto,
Perché sono uno e tutti, sono spiga e raccolto.
Non ho genitori o terra, non ho sesso, né colore,
Non ho ombra, non ho carne; tutto ciò che ho è il dolore.
Sono solo un’idea nella testa d’un nessuno
Che mi dà fiato e vita, e la rabbia del digiuno.
March 2014