Uno strano silenzio schiaccia il treno,
Quello di chi non vuol sapere, ma sa.
Sappiamo quello che loro fanno qua;
Loro sanno: la vita non ha freno.
Il collo allungato sopra i sedili
Cercando con lo sguardo spaventato
Chi potrà averlo stigmatizzato,
E chi potrà bloccarne i lunghi esìli.
Occhi ancorati al vagone davanti
Non sono curiosi di guardar fuori.
Volti coperti di tristi colori,
Solcati dalle rughe brulicanti.
Popoli in cerca di fortuna altrove,
Attraversano deserti, e mari.
Riempirebbero i deserti di diari
Con le loro storie di chi si muove.
Li riconosci dalla pelle scura
E da quello che hai letto dai giornali.
Però non sono tutti criminali,
Sui loro volti leggi la paura.
Travestiti da bravi cittadini
Interpretano per sopravvivere.
Pregano il loro dio per essere
Indirizzati su retti cammini.
Giunti: nessuna fretta di scendere.
Triste musica della migrazione
Riecheggia, in tutta la stazione.
Forse oggi si ricomincia a vivere…
May 2015