Pago per un crimine non commesso da me.
Mi avvolge la notte, e mi culla, anche se
È lei il boia che sulla forca m’aspetta,
È lei il giudice che bramando vendetta
Mi ha condannato per la mia innocenza.
Mi ha condannato con tale veemenza
Che la sentenza in sé mi stava strangolando:
Sentivo il cuore che si stava fermando.
Ma a mia madre è andata anche peggio:
Più candida di me, con sul viso uno sfregio,
Che soltanto lei allo specchio riconosce:
Quarant’anni ha vissuto, e ben conosce
Questa infinita morsa che stringe e morde,
Che per una vita l’ha tenuta alle corde.
Che sin da bambina con violenza ha colpito,
Che ora e per sempre l’anima le ha scalfito.
Entrambi abbiamo patito, a lungo e molto.
Abbiamo seminato, non sempre raccolto;
Io più di lei, perché dal suo mi ha dato
E, a volte, lo ammetto, l’ho pure sprecato.
Spero che, un giorno, verremo ripagati;
Oppure, almeno, verremo condonati.
Prego che tutto si possa dimenticare,
Prego che anche lei possa vivere e amare.
December 2014