Venezia piange, Venezia sprofonda,
Venezia galleggia. La nebbia spessa
Che avvolge Venezia a notte fonda
M’intorpidisce, e il cuore mi pressa.
Solitario, per solitari calli,
Mi perdo senza volermi trovare.
Le stelle brillano come cristalli,
Ma non mi lascio dal cielo guidare.
Non voglio una guida, voglio una mano
Che la mia stringa, gioia mi dia.
Una mano che mi porti lontano
Verso una meta, qualunque essa sia.
Così di campo in rio, in canale,
La mia mano resta nella tasca.
Rimugino seduto sulle scale:
L’anima mia rimane fuggiasca.
March 2015